venerdì 27 aprile 2018

UN ALLUNAGGIO ALLA CAZZO





Il coraggioso allunaggio di Neil Armstrong raccontato da Alberto Angela.

Il LEM ha un nome scelto dagli astronauti: Eagle, cioè aquila, che per un breve tratto vola assieme al modulo di comando quasi fosse un’addio, poi accende i razzi e se ne va. Alla fine non è altro che un piccolo, piccolissimo diamante sospeso tra il nero dello spazio e la Luna.
Collins, l’astronauta rimasto a bordo del modulo di comando lo osserva dall’oblò. Tra se e se si  da solo il 50% di probabilità che tutto vada bene e non sa che Armstrong, che sta sul Lem, la pensa esattamente come lui.
(insomma lui pensa che la missione sia fatta un po’ alla cazzo)
Ma si tratta di stime ottimistiche, perché per altri colleghi rimasti sulla Terra le possibilità sono ancora inferiori.
(incoraggiante vero? Però niente paura perché comunque è risaputo che Dio sta sempre dalla parte degli americani e al momento del bisogno  mette tutto a posto...)

Cominciano i primi problemi. Le comunicazioni radio di colpo diventano pessime, ci sono dei brusii, le voci non si sentono, sono confuse, sono momenti di tensione…pensate che già questo potrebbe provocare l’annullamento di tutta la discesa sulla Luna. Ma poi all’improvviso tutto torna normale e si può continuare.
(probabilmente alla Nasa si erano dimenticati di pagare la bolletta telefonica ma una volta fatto il bonifico è ritornata la linea)
Mancano ora solo 100 km al punto di atterraggio, sono gli ultimi km di anni e anni di lavoro. Armstrong e Aldrin sono in piedi, fianco a fianco, nelle loro tute. Aldrin a questo punto preme un pulsante e accende un motore per cominciare la discesa sulla Luna. I due astronauti avvertono, lo dicono poi dopo, lo hanno raccontato ai giornalisti, una leggera pressione ai piedi, prima galleggiavano. Significa che tutto è cominciato davvero. (gli crediamo sulla parola no?)
Ma all’improvviso Armstrong si accorge che qualcosa non va. (accidenti, ma allora il sesto senso esiste!)
Dall’oblò tiene d’occhio dei punti sulla superficie lunare, dei crateri, dei rilievi montuosi che sono i suoi riferimenti durante la discesa e si accorge che gli passano davanti con due secondi di anticipo rispetto al programma previsto.
(ed ecco la fiaba che entra nel vivo! Neil Armstrong si mette a guardare fuori  dal minuscolo oblò di 20 cm di diametro, poi osserva per pochi istanti un paesaggio che non ha mai osservato prima e anche se non ci sono punti di riferimento si mette a calcolare le distanze a vista stabilendo con assoluta certezza che stanno scendendo con due secondi di anticipo! Se qualcuno comincia ad avere dei dubbi alzi pure la mano...)
Due secondi a quella quota significa chilometri e chilometri al suolo. Se continuano così andranno, come si dice, lunghi, cioè supereranno il punto di atterraggio. Ma quello che è grave è che il computer di bordo non se ne accorge.(un computer di bordo che aveva una velocità ed una potenza di calcolo 2000 volte inferiore a quella presente anche sul  più modesto dei cellulari odierni, praticamente Armstrong poteva contare solo su una specie di calcolatrice tascabile)
Ricorda Buzz Aldrin (quello che si è sempre rifiutato di giurare sulla Bibbia di essere andato sulla Luna).
“Tre o quattro minuti dopo l’inizio della discesa Neil fece un’osservazione: sembra che stiamo andando un po’ troppo lunghi… “
“Io pensai : Figurati! Come fa a venirgli in mente un sospetto del genere! “
Ma poi risultò che eravamo effettivamente un po’ lunghi.
(quando si dice la coincidenza! Ma allora era vero che la Nasa li mandava nello spazio proprio alla cazzo)
A Houston un tecnico si rende conto invece del problema.
E’ Stephen Bales ed ha appena 26 anni ma è già responsabile del controllo delle manovre di volo.
(Qui ha inizio la fiaba dentro la fiaba. Un ragazzo di 26 anni che prende decisioni di vita o di morte in meno di un minuto)
“Mi resi conto che stavamo arrivando sulla Luna 20 km più velocemente del dovuto e il computer non lo indicava, lo dicevano i radar di terra.
(lo dicevano i radar di terra…quali radar? Con quale tecnologia? Analizzando quale segnale?)
Forse non sembra molto ma invece era quasi sufficiente per annullare la missione.
Arriva lì e mi dice: “Guarda che non siamo nella posizione in cui ci aspettavamo di essere, la velocità non è quella stabilita e la cosa ancora più inquietante manca poco all’annullamento della missione.”
Dico. Accidenti la situazione si fa pesante.
(eh già, con un Lem fatto con dei manici di scopa e carta domopack che non ha mai provato un allunaggio in vita sua, che nelle prove simulate sulla Terra si è schiantato 3 volte su cinque, anch’io mi sarei preoccupato un po’)
Se si supera di 30 km la velocità stabilita bisogna fermare la missione perché ci si può letteralmente schiantare sulla Luna senza accorgersene, con il pilota automatico inserito.
(già…e se poi si  superano anche i 50 km c’è pure l’autovelox, pensa che rischio!)
Alberto Angela : (per gli amici "il tonto")
La velocità di discesa fortunatamente non aumenta e resta comunque sotto i livelli massimi…si può continuare.
(Se il computer di bordo non funzionava come hanno fatto a rallentare? Hanno tirato il freno a mano o è stata una provvidenziale botta di culo?)
Il Lem scende ancora. Ormai siamo a soli 14 km dalla superficie, dal traguardo, e cambia posizione, è previsto, in questo modo potrà orientare il radar verso il suolo così da capire la distanza che manca.
(invece fino a pochi istanti prima per calcolare esattamente la distanza bastava il mitico comandante Armstrong che con una semplice occhiata dall’oblò otteneva istantaneamente  il risultato esatto grazie ad un regolo calcolatore e al manuale delle giovani marmotte)
I due astronauti, in questo movimento del Lem vedono passare la Terra, lontanissima, attraverso gli oblò, sembra un miraggio, un miraggio lontanissimo. In effetti a pensarci bene sono soli…se qualcosa andrà male nessuno potrà venirli a prendere o anche a salvarli…
(infatti sia Armstrong che Aldrin più tardi confesseranno di essersela fatta letteralmente addosso ed è solo questo il motivo per cui  una volta allunati chiesero a Houston  di aver  bisogno di un po’ di tempo… insomma dovevano svuotare la tuta.)
Il radar comincia a fornire i dati, ma c’è un nuovo problema…
(ma porca puttana, cosa c'è adesso? ma non bastava il problema della cacca nella tuta?)
E’ Aldrin ad accorgersene, paragonando sugli schermi i dati del computer con quelli del radar e si accorge che c’è una differenza di un centinaio di metri.
(eh già, avevano una mappa della Luna ottenuta da fotografie scattate da decine di chilometri di altezza ed erano in grado di capire ad occhio nudo un errore di un centinaio di metri…)
Questo significa che si schianteranno al suolo quando invece il computer riterrà che manca invece ancora parecchio.
(lo avevamo pur detto che la Nasa fa le cose alla cazzo no?)
Così Aldrin decide di ordinare al computer di dare la precedenza ai dati del radar.
(ah sì? Allora esisteva già il comando vocale tipo Siri o cortana? Che figata…)
Ma non appena Aldrin preme dei pulsanti scatta una sirena acuta e sugli schermi del computer lampeggia una scritta, una scritta gialla con una sigla: ROG. Allarme di programma, il computer è in tilt.
(o cazzo, ancora! Vuoi vedere che adesso faranno la fine dell’Apollo 1?)
E viene fuori anche una scritta, 12.02. (oh mio Dio!, il 12.02 no!) E’ un codice ma nessuno sa cosa significhi, non era mai accaduto, non era mai apparso nelle simulazioni a terra, così i due astronauti chiedono a Houston delle spiegazioni e cosa fare. (Alcuni sostengono di aver sentito Armstrong offendere pesantemente la mamma, il papà e perfino la sorella di Wernher von Braun minacciandolo pure di farlo internare in un campo di concentramento nazista)
James Grant capisce al volo che è qualcosa di anomalo e si rivolge a degli esperti informatici.
(da notare che il tutto avviene nell’arco di due minuti, quando si dice un pronto intervento…)
La loro ipotesi è che il computer per qualche motivo sconosciuto stia automaticamente ritornando all’inizio del suo ciclo, forse per le troppe operazioni che deve fare. Armstrong comincia a spazientirsi, (diciamo che è un eufemismo, però anch’io mi incazzerei) e chiede a Houston una spiegazione.
A questo punto si poteva davvero sospendere la missione, ma questo avrebbe mandato a monte anni e anni di lavoro. In fondo il computer funzionava ancora, certo faceva delle bizze ma funzionava.
(insomma deve essere fantastico trovarsi nello spazio infinito e dover dipendere da un computer che fa le bizze! Va beh,  pazienza se da i numeri alla cazzo e non ci si può assolutamente fidare, l’importante è che non si spenga no?)
Così Stephen Bales, il ventiseienne, (secondo me a questo qui dovrebbero dargli una medaglia al valore) intuisce che forse si può ignorare questo problema e andare avanti, da l’OK  ed ha ragione. Per questo riceverà poi una medaglia dal presidente degli Stati Uniti, la stessa che riceveranno i tre astronauti. (cosa vi avevo detto? Sono un veggente!)
James Grant comunica al Lem: “via libera all’allunaggio”. (oh che bellezza, non mi sembra vero!)
Il computer funziona ora di nuovo regolarmente ma in questi momenti spasmodici per risolvere i suoi problemi si è perso molto tempo prezioso ed il punto di atterraggio, quello previsto, è sfilato via. (accidentaccio, che sfortuna nera!)
Il Lem ora si trova, pensate, a soli 300 metri dal suolo lunare (ma va?) e vola velocissimo senza una meta precisa. (insomma direi che va letteralmente secondo i piani della Nasa e cioè alla cazzo)
Nella sala di controllo a Houston, scende un silenzio irreale, e poi un nuovo colpo di scena. (ancora? Ma in questo posto non c’è mai nulla che vada come deve andare?)
Sullo schermo della sala tutti vedono la sagoma virtuale del Lem schizzare via a 6 km fuori bersaglio. Pensate che a 10 km la missione deve essere automaticamente annullata. (Urca che paura! mi si sta accapponando la pelle!)
Stephen Bales:
“Ho visto il veicolo andare in traiettoria orizzontale come non l’avevo mai visto fare nelle simulazioni e dissi: cosa sta andando storto? Cosa sta succedendo? Andava 5 volte più veloce in orizzontale e non doveva fare così ma appoggiarsi delicatamente…”
(eh si va beh, mica tutte le ciambelle riescono con il buco no?)
30 METRI…
1 METRO IN BASSO
3 IN AVANTI
Cosa sta accadendo a bordo del Lem?
(già, e chi lo sa?)
Armstrong ha capito che sono fuori bersaglio e che il computer li sta dirigendo alla cieca verso una distesa di enormi macigni, grandi quanto una casa.
(Lui era il campione mondiale in carica nella specialità del cuccare fuori dal finestrino, e chi lo batte?)
Così prende una decisione, se proseguono sa che sono morti, sono spacciati, e quindi disinserisce il pilota automatico, il computer, e comincia a pilotare lui stesso il Lem, cerca disperatamente un luogo dove atterrare.
(Qui entra in gioco la sua leggendaria bravure sviluppata fin da ragazzino nella guida dei Go kart ma soprattutto negli autoscontro al luna park)
Jane Kranz:
“Sapevamo che non sarebbero scesi nel luogo previsto, avevamo lavorato tanto sull’esatto punto dell’atterraggio e volevamo che quell’atterraggio fosse un vero successo, e sicuro, (strano, pensavo che avessero programmato di farli sfracellare miseramente al suolo) e invece non scendono dove devono e non sappiamo dove alla fine scenderanno (sempre la solita traiettoria alla cazzo insomma), ed è spaventosa la scoperta che forse stiamo per assistere a qualcosa che potrebbe mettere fine al programma.” (che poi non sarebbe stata nemmeno una brutta idea)
Alberto Angela: 
(conosciuto a Napoli con il nome di 'o scatuorzo cioè babbeo)
Il suolo lunare è maledettamente vicino…il cuore di Armstrong comincia a battere sempre più forte e per lui, noto per essere un uomo di ghiaccio, ora ha le pulsazioni oltre, dico oltre, i 150 battiti al minuto. Eppure, con una calma sovrumana, chiede all’altro astronauta, Aldrin: come siamo a carburante? (e soprattutto sembra che abbia chiesto ad Aldrin la tessera carburante per la raccolta dei bollini premio)
La risposta è: 8%
(ma porca di una puttana, quei pidocchiosi della Nasa hanno risparmiato perfino sul pieno di carburante!)
Armstrong vede un’area che può andare bene per atterrare (sempre cuccando dal piccolissimo oblò naturalmente) ma poi scopre che è troppo vicina ad un cratere ed è troppo pericoloso, il Lem potrebbe ribaltarsi e  continua. (direi che stanno andando proprio alla cazzo non vi pare?) Mancano 90 secondi alla fine del carburante, anzi meno perché a 20 secondi il computer rilancerà automaticamente in alto il Lem. A Houston infatti è già cominciato il conto alla rovescia. A quel punto Armstrong nota una piccola area grande quanto una stanza, 20 mq. Attorno certo ha dei massi, dei crateri, ma non c’è scelta. Siamo ad appena 30 metri dal suolo.
(praticamente Armstrong ha adocchiato una piazzola di sosta tipo quella che si trova in autostrada, peccato solo che non c’era l’autogrill)
30 METRI…
1 METRO IN BASSO
3 IN AVANTI
80 SECONDI.
LUCI IN FUNZIONE, AVANTI
Buzz Aldrin:
A 60 secondi dall’atterraggio , con le luci accese e ancora abbastanza lontani dal suolo, diciamo a 30-35 metri, ero un po’ preoccupato …ma che potevo fare? Potevo dire:
Neil sbrigati ad atterrare!...non potevo dirglielo.(infatti dentro l'astronave c'era un cartello posizionato proprio vicino al posto del comandante con una scritta categorica: NON PARLARE AL CONDUCENTE)
Stephen Bales:
Senti 60 secondi, senti 30 secondi…una volta arrivati a zero non ci sarebbe stato più carburante. Lo sapevamo noi e loro.
Subito dopo l’annuncio dei 30 secondi l’equipaggio disse: Ehi, solleviamo polvere…23 metri
(che culo però, mancavano solo 10 secondi e poi la missione sarebbe miseramente fallita)
Sapevamo di esserci quasi, e che qualsiasi cosa avessi detto o fatto da quel momento in poi l’equipaggio avrebbe provveduto all’atterraggio.
Stavamo tutti in silenzio giù alla base e parlavamo solo per aggiornarli sul qual’era il livello del carburante.
E il carburante diminuiva sempre di più. Poi finalmente sentii dire : Luce di contatto… ok motori fermi!
Alberto Angela:
"Il Lem è atterrato… pensate sono rimasti solo 10 secondi di carburante”
(ma a voi non è che per caso sembri un bel film? gli imprevisti e le difficoltà, il cuore gettato oltre l’ostacolo, il coraggio e l'eroica  determinazione, una bella bandiera a stelle e strisce… se poi ci mettiamo  una colonna sonora strappalacrime in sottofondo mentre il presidente americano telefona per congratularsi...ok si può fare...oppure aspettiamo l'Apollo 13 così ci mettiamo ancora più suspance per il lieto fine?)
I due astronauti si guardano, sono immagini che nessuna telecamera ha potuto registrare ma che loro stessi hanno poi potuto raccontare. Sorridono attraverso i caschi e Aldrin da una pacca sulla spalla ad Armstrong. (ehi vecchio mio ci siamo cagati addosso eh?)
Buzz Aldrin: 
(sì proprio lui, quello che non ha mai voluto giurare sulla Bibbia di essere sceso sulla Luna proprio come Neil Armstrong e Michael Collins)
Sapevo che non c’erano telecamere a riprendere quel momento così ho dovuto fissarlo nella mia mente, guardando Neil e dandogli una piccola pacca sulla spalla. Poi entrambi abbiamo sorriso per la gioia del successo. (alcune fonti autorevoli hanno riferito che  i due astronauti si sono accesi una sigaretta e poi si sono scolati due birre a testa anche se questa indiscrezione non è mai stata ufficialmente confermata dalla Nasa.)
Alberto Angela:
(il credulone di turno)
Sulla terra però ancora nessuno sa se ce l’hanno fatta oppure no…
Stephen Bales:
Non capivo cosa fosse quella base della tranquillità, non avevano mai usato quel termine nelle simulazioni si erano sempre chiamati aquila. Ho detto: base della tranquillità? Che significa? E subito dopo. che nome magnifico! E tutto questo nel giro di due secondi! (ma che bel copione, no? complimenti a Hollywood)
Ricevuto tranquillità, vi sentiamo forte e chiaro. qui abbiamo rischiato l’asfissia (è stato Jack, quel maledetto scoreggione!), ma respiriamo di nuovo. Grazie mille
(oh, cielo ce l’hanno fatta, questo film era proprio emozionante!)
John Houbolt:
E all’improvviso venne fuori l’emozione di tutti, saltammo in piedi ad applaudire…Von Braun era seduto davanti a me, si voltò mi fece segno di ok e mi disse: Grazie John
E’ il più grande complimento che io abbia mai ricevuto.
(mi sono commosso cazzo, però come si fa a non piangere! E’ meraviglioso, siamo andati sulla Luna, e chi l'avrebbe mai detto con quell'allunaggio alla cazzo?)



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